Sostanzioso piatto piemontese (della provincia di Novara e Vercelli) che a casa mia è sempre stato chiamato "frittura": di fritto non c'è nulla e questo mi ha sempre turbato. Il nome originale invece è più coerente con il tipo di piatto: carni "rustide" (arrostite, in un certo senso, in realtà stufate) in una base di cipolla. Questa versione "di casa mia" non prevede l'uso di frattaglie, né cuore né altro. Non ci si deve stupire per l'uso della conserva di pomodoro, questo prodotto è molto usato in Piemonte e non solo, e si capisce: i pomodori qui non abbondano come in regioni più calde d'Italia. La "frittura" (rustida) va servita con abbondante polenta calda fumante, quella che avanza è buona il giorno dopo abbrustolita o pasticciata o magari fritta! per 4 persone, per 2 persone se piatto unico - 2 cipolle bionde, affettate
- 20 gr di burro
- 4 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
- 330 gr di polpa di maiale (lombo, filetto), a pezzetti
- 2 salsicce, non spellate e tagliate in 2-3 pezzi
- 3 cucchiai di conserva
- 1,5-2 dl di brodo o acqua
- sale
In un tegame largo e basso scaldare l'olio con il burro, unire la cipolla e far appassire a fuoco dolce, unire la carne e le salsicce e far rosolare, salare ed unire la conserva sciolta nel brodo o nell'acqua. Mescolare bene, regolare di sale e cuocere a pentola coperta per circa 30 minuti. A fine cottura la rustida deve risultare ricca di salsa non troppo liquida. Servire ben calda accompagnata da polenta. emilia onesti |